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Con la Musica contro il bullismo


Articolo di Francesca Blesio, dal Corriere della sera del 7/12/2018 (Foto Benvenuti)

«Con la mia musica contro il bullismo». La lezione di Marco, il rapper che ha stregato J-Ax

Si chiama Marco Baruffaldi e canta la sua storia per evitare che tocchi agli altri. L’incontro con le scuole medie Irnerio di Bologna: «Le parole fanno più male degli schiaffi»

Marco canta. Lo ha fatto su you tube, raccogliendo migliaia di visualizzazioni. E anche sul palco di «Tu si que vales», incassando il consenso del pubblico e un duetto a sorpresa con il suo idolo J-Ax. Marco ha messo in musica la sua storia. Il suo rap Siamo diversi tra noi è un inno contro il bullismo, con cui questo talentuoso 23enne affetto da sindrome di Down ha dovuto fare i conti alle scuole medie. Ora porta in giro per l’Italia la sua musica e la sua storia, con l’obiettivo di aiutare altri ragazzi a denunciare gli atti di bullismo di cui sono vittime o testimoni. Il suo coraggio è contagioso. La prova è in una mattinata trascorsa nella succursale delle scuole medie Irnerio in via Sante Vincenzi. I ragazzi della prima, della seconda e della terza F, guardano attentissimi i suoi video. Nulla li distrae. Ascoltano Marco che racconta le violenze subite. «Fin da piccolo sono stato vittima di bullismo, maltrattato brutalmente», attacca. E poi descrive i calci in faccia, le scarpe riempite di pipì, le sberle e le minacce ricevute da alcuni ragazzini ma anche da un insegnante. «Attraverso la mia musica vorrei diffondere la conoscenza del bullismo a più persone possibile così che possano reagire e difendersi», spiega.

Le domande

La platea seduta nella palestra della scuola ha l’età che aveva Marco quando ha dovuto sopportare quelle violenze. È il momento delle domande. Le mani si alzano veloci e numerose. «Nessun compagno di classe ti ha aiutato?», «Quei bulli sono ancora in circolazione?», «Ti sono mai arrivate le scuse?», «Come hai fatto a raccontarlo?», «Come stavi mentre ti bullizzavano?», «Come hai fatto a rialzarti?». La magia dell’incontro proposto da due mamme della seconda, gestito dalla professoressa d’Italiano Cecilia Cazzaniga e voluto dalla dirigente Alessandra Canepa che lo replicherà anche in via Finelli, è quello che accade dopo un’oretta di domane e risposte. Si alza un ragazzino e dice: «Anche a me è successa una brutta cosa». Anche la sua è una storia di bullismo e di botte. È una ferita che ancora brucia, benché inferta anni prima.

 «Una catarsi»

Non è il solo ad avere qualcosa da rivelare. Le domande a Marco si mescolano quindi ad altre storie di sofferenza, quasi tutte riemergono dagli anni delle elementari. Pure in platea c’è chi racconta di botte. Di esclusioni. Di «parole che a volte fanno più male degli schiaffi». E arrivano le lacrime. Di di chi ascolta e di chi racconta. Marco si alza e li abbraccia. Lui sa cosa provano. E loro sanno che lui sa. Ecco la magia di Marco: il suo coraggio dà coraggio. «È una catarsi» commenta a bassa voce un’insegnante. Papà Arnaldo Baruffaldi, che lo segue sempre, ci parla di un’agenda fittissima, tra appuntamenti nelle scuole ed esibizioni musicali. «Spero di essere qualcuno che può salvare qualcun altro», aveva detto nel video diventato poi virale, Marco. Stando all’esperienza delle Irnerio sembra essere sulla buona strada.

Pubblicato il 12-12-2018